Paese del Monferrato Casalese situato a 280 metri di altezza sul livello del mare, in provincia di Alessandria, si sviluppa su di una superficie di 1040 ettari ed ha una popolazione di circa 500 abitanti. L’abitato è arroccato su di un’altura, dominato dall’imponente castello. E’ situato sulla destra della strada di grande comunicazione che collega Asti a Casale. Sito Ufficiale


Storia

Il paese di Cereseto probabilmente è sorto sul colle attualmente individuabile nella zona di Via San Tommaso e Via San Grato, tra il 500 e il 600 d.C.; in questo punto del paese vi nacque una fornace, o meglio, un grosso forno, dove la terra impastata veniva messa a riposare in cantine sotterranee e poi cotta, ricavandone mattoni. Le più antiche carte conservate presso l'Archivio Capitolare del Duomo di Asti citano che intorno l'anno 957, il Vescovo di Asti, Bruningo, fece una permuta di alcuni beni immobili situati a Cagliano, Serralunga e nella Valle Sabadina con Eldeprando di Cortecomaro, ottenendone in cambio altri beni situati sui territori di Cortecomaro (...quinto campo est a locus ubi dicitur seralonga lacente latus terra ursoni est per mensura iusta tabolas; centum nonaganta et duas...).
Cereseto era quindi un piccolo feudo d'origini molto antiche. Il paese, sui documenti e sulle pergamene scritte a partire dall'anno 990 circa, è nominato come Cirisidum, Cerisido, Cirisito, Cirisido, Cerexeti, Cireseto ed infine Cereseto, probabilmente per le innumerevoli piante di ciliegio che prosperavano su tutte le colline circostanti e tra i vigneti (termine dialettale ciresa).
Probabilmente, a partire dal decennio antecedente l'anno mille, il paese era governato (dominus) dalla nobile famiglia dei Graseverto (a volte su alcuni documenti viene nominato come Braseverto o Branseverto), d'origini astigiane.
Nel maggio del 999, fu redatto un documento che risulta essere, probabilmente, la fonte più antica che cita il paese di Cereseto: un "diploma" di Ottone III nel quale vengono confermati i beni appartenenti alla Curia Vescovile della città di Vercelli; nel documento compaiono inoltre i nomi dei seguaci del Re Arduino d'Italia (Marchesato di Ivrea), tra i quali "Graseverto de Cirisido".
In un documento risalente al 1003, quando ad Asti vi era Pietro Vescovo, venne citato, come extimator di una permuta di beni, un certo Graseverto.
Altre informazioni si possono trovare in un diploma di Enrico II, dove si legge che il Graseverto viveva secondo la legge Longobarda ed aveva giurato fedeltà all'Imperatore. Figura inoltre, in alcuni documenti risalenti al 1014, che un certo Graseverto, probabilmente parente dell'omonimo vassallo, sia stato punito dall'Imperatore Arrigo II.
Tra il 1002 e il 1014 vi fu la lotta tra Re Arduino e l'Imperatore; sia Pietro, Vescovo di Asti, che Graseverto parteggiarono per il Re Arduino: lo si può dedurre da alcuni documenti di permuta risalenti l'anno 1003, dove viene riportato l'anno di grazia di Arduino. Nella lotta tra il Re Arduino e l'Imperatore Arrigo II, quest'ultimo ne uscì vincitore.
Cereseto fu quindi donato in perpetuo "...ideo quod quia legibus perdiderunt legibus nostra sunt legibus sancto Eusebio omnia in perpetuum damnus ..." al Vescovo di Vercelli, Leone (998-1026), per i danni che aveva subito dai seguaci del Re.
Il 5 Ottobre 1164 Federico I di Svevia (il Barbarossa), a Belfort, confermò al Marchese del Monferrato alcune terre, tra le quali, non espressamente nominate, quelle di Cereseto.
A partire dal 1358, furono redatti gli Statuti comunali. Come in molti altri comuni del Monferrato, il Consiglio Comunale riunì tutte le leggi ed i regolamenti allora vigenti, comprese le principali norme di carattere consuetudinario.
Gli statuti del comune vennero aggiornati con ulteriori disposizioni e con l'aggiunta di capitoli, l'ultimo dei quali, in ordine di tempo, fu il capitolo n. 94 del 1457, approvato dal Marchese. Negli ultimi capitoli non sono più nominati nè consoli, nè rettori, come mediatori tra Comune e Marchesato.
Nel periodo della pubblicazione dei primi Statuti, Cereseto era un comune signorile, sorto in seguito al dominio ed al potere della classe nobile " ...ad laudem et magnificentia Ill.mi Principis et D.D. Marchionis Montisferrati ac Condominorum de Cerexeto...".
Con sentenza dell'Imperatore Carlo V, datata 3 Novembre 1536 e sottoscritta a Genova, il Monferrato passò sotto il dominio dei Gonzaga e precisamente a Guglielmo X.
Il 3 Febbraio 1537 il paese fu governato, per breve tempo, dal capitano Giovanni Pasquerio.
Il feudo monferrino di Cereseto, nell'anno 1587, divenne un Marchesato e di conseguenza il feudatario fu insignito del titolo di Marchese.
Dal libro "Le città, le terre, i castelli del Monferrato", del 1604, scritto da Evandro Baronino, cancelliere del Senato di Casale Monferrato, Conte Palatino, Segretario di S.A. Serenissima Duca Vincenzo I Gonzaga si riporta la parte inerente a Cereseto: "Eretto da S.A: in Marchesato, del quale è investito l' illustrissimo Signor Mario Savorgnano, come successore nominato nel feudo dal fu illustrissimo Signor Germanico Savorgnano suo fratello, primo investito in virtù delle facoltà che teneva, e donatario di S. A. con ordine di primogenitura né suoi figliuoli, eredi, e discendenti maschi, legittimi e naturali, col territorio e fedeltà degli uomini, col mero e misto impero, possanza della spada, e totale giurisdizione, prime appellazioni, immunità, caccie, pescagioni, ragioni di proibirle, acque e loro decorsi, fonti, rivi, rivagli, mulini, artifii, paratori, e battenderi, tanto fabbricati che da fabbricarsi, con autorità di fabbricarne, edifici, mura, fosse, torri, fortezze, ruine, cascine, terreni, possessioni, roide, claustrali e murali, mediante il dovuto pagamento, taglie, collette, composizioni ordinarie, tasse de' cavalli, ed altri regali di ogni sorta, ragioni di ivi tenere ed affittare osteria, e di far pane da vendere, e vietare agli altri, proventi, onorevolezze, entrate, ed altre pertinenze, in feudo nobile, e gentile, paterno, avido, antico, limitato e ristretto né suoi dipendenti solamente. S.A. si riserva la milizia e le ragioni della comunità e del Terzo.
Fa fuochi 124, bocche 591, soldati 196, Registro Lire 94."
Per "fuochi" si intendono i nuclei famigliari, "bocche" gli abitanti, "soldati" il contingente di uomini di milizia che il feudatario deve fornire ad ogni chiamata in caso di guerra, mentre "Registro Lire" sono i beni per le tasse.
Più recentemente, dal 1728 al 1916 (periodo di dominazione Sabauda), il paese di Cereseto fu un Marchesato della Famiglia Ricci, Conti della Piovà presso Cocconato.
I Ricci furono gli ultimi Marchesi di Cereseto; all'interno della sacrestia della chiesa parrocchiale di San Pietro e Paolo, si può ancora oggi ammirare una loro lapide e sulla panca di legno, ora destinata ai chierichetti durante le cerimonie religiose, si trova scolpito il loro blasone.

 

 

fonte dell' articolo e delle fotografie:

"Cereseto Monferrato - dalle origini al XXI° Secolo" di Mirko Carzino

 

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