Pare che una delle rubriche più richieste dai lettori di G&d sia Ristoranti provati, numerosi lettori hanno espresso rammarico perché in qualche numero non compariva l’articolo in cui si scriveva dei nostri migliori ristoranti. Li accontentiamo subito.
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Questo mese siamo tornati a Murisengo, in questo paese ci eravamo già stati (Ristorante Martini), ma sabato 24 marzo in compagnia di qualche amico siamo andati al ristorantino - …a cena fuori - che si trova proprio lungo la via principale del paese al 15 di Via Umberto I Il locale è accattivante: piccolo, intorno ai 35 coperti, curato nei dettagli che ripropongono un arredo tradizionale, come gli scalot d’una volta per l’occasione adattati a lampadari. Aggiungiamo che il locale è privo di barriere architettoniche ed è quindi accessibile anche a chi è costretto su sedie a rotelle.
Sergio Ramoino da Mombello è il titolare nonché sommelier, vi accoglierà e svolgerà il servizio in sala con uno spirito che va al di là dei semplici doveri del suo ufficio. Col tipico accento monferrino, pronto ad ogni spiegazione ed all’-occorrenza anche alla battuta, vi racconterà come il cuoco prepara espressamente ogni portata, e se gli date un po’ di corda anche di storie ed episodi vissuti, come ad esempio i suoi avi realizzarono l’infernot il tipico locale scavato nel tufo sotto le case d’una volta.
Ci tiene a farci sapere che tutto viene preparato
fresco al momento (per questo talune portate come i risotti potranno richiedere qualche minuto d’attesa in più), che la carne è esclusivamente locale proveniente la allevamenti affiliati al consorzio per la tutela della razza piemontese (Coalvi). Anche le verdure sono locali e di stagione, non vedrete quindi asparagi o fragole d’inverno. Prima di passare alla tavola è doveroso un cenno alla cantina. Da buon sommelier Sergio ha predisposto un carta dei vini ricchissima, i clienti potranno scegliere fra oltre una 70 di rossi che vanno dai classici Barbera, Grignolino, Rubino nostrani ai meno diffusi Gamba di pernice, Gutturnio dei colli piacentini, ai palermitani U’nicu Vignevasce (che personalmente non abbiamo mai avuto il piacere di assaporare), a questi si aggiungono una ventina di bianchi, 6 rosati 7 passiti, 5 frizzanti e quelli raccolti sotto la voce “i… non sempre” che raccolgono etichette speciali come il Montefalco Sagrantino Arnaldo Caprai, il Bordeaux, il Gewurtztraminer di Sparr, il Pouilly Fume’ e il Sancerre di Brochard o lo spagnolo Pintoresco a prezzi che comunque restano sempre sotto i 30 €.
Da parte nostra abbiamo optato per un Ruchè 2009 di Crivelli Castagnole Monferrato da 14,5°. Come antipasti il classico vitello tonnato che come ci racconta Sergio viene fatto con il classico girello prima arrostito e poi bollito, e la salsina con l’uovo sodo, quindi siamo passati agli involtini di cavolo (il classico Capunet) seguiti da una meno tradizionale Tarte tatin di carciofi, pinoli e miele, e la specialità sempre presente della carne salata, di vitello, di maiale, d’anatra servita con tre salse differenti.
Tutto particolarmente gustoso ed apprezzato in particolare il vitello tonnato che tutti conosciamo bene ci ha particolarmente gratificato con il suo gusto delicato. Come primo abbiamo assaggiato gnocchi al ragù di salsiccia e tortelli di ricotta e spinaci. Tutto preparato dallo chef, come abbiamo potuto verificare al palato. Non si tratta certamente di piatti particolari, ma proprio per questo sono spesso i più difficili da proporre in un ristorante. Il motivo è semplice, avendo tutti pranzato o cenato con paste e sughi fatti in casa propria, diventa facile il confronto ed esprimere giudizi sulla base della propria esperienza. Per questo riteniamo che cimentarsi con piatti “comuni” è molto più difficile che proporre portate originali e per lo più sconosciute alle cucine dei clienti. In quest’ultimo caso l’unico parametro di giudizio diventa il piace o non piace, ma risulta più difficile entrare nel merito di preparazioni che non si conoscono.
Onore quindi al nostro chef ed al Ristorantino che in questa sfida si è cimentato e l’ha vinta perché ci ha saputo far apprezzare questi semplici, ma preparati a dovere, primi. Come secondo abbiamo affrontato una tagliata di Fassone che definiamo eccellente, ottima ovviamente la carne, accompagnata con il Sale grigio di Guerande o il rosa dell’Himalaya, ottima la cottura, ottima la presentazione, sono state apprezzate non quanto la tagliata, anche le cosce di pollo ripiene. Un ripieno formato da erbe ed altro macinato che hanno saputo dare un gusto particolare al “banale” sapore del pollo.
Abbiamo concluso con una torta di pere e un Tiramisu fatto al momento accompagnato da un bicchiere di dolcissima malvasia. Una nota particolare va spesa per Sergio ed il suo ristorantino che è probabilmente il più piccolo che abbiamo visitato in queste nostre serate dedicate al gusto. Proprio nelle dimensioni sta probabilmente il segreto del successo di questo locale, pochi clienti ma curati sia in cucina che nel servizio in sala, ed il prezzo è più che ragionevole: in quattro con una bottiglia di vino abbiamo speso sui 35 € a testa. Oltre al menù - a la carte – al ristorantino sono disponibili menù turistici a 20 € (bevande escluse) e menù bambini a 13 €. E per chi volesse invece togliersi voglie particolari basta chiedere. Su ordinazione potrete godervi una bella Fiorentina (sempre di Fassone piemontese) piuttosto che costolette di agnello, o le classiche fondue savoyarde o bourguignonne che abbiamo avuto modo di apprezzare in altra serata accompagnata da diverse varietà di carne: pollo, vitello maiale, cavallo e qualche gamberone e l’eccezionale carne salata. Sergio organizza inoltre serate a tema con i vecchi piatti della tradizione, come trippa, pesce, degustazione vini, insomma tutto ciò che a un goloso come lui possono deliziare. Occorre dire che in autunno si possono trovare eccellenti funghi del Cuneese e anche ottimi tartufi locali? siamo a Murisengo no?
Pare che una delle rubriche più richieste dai lettori di G&d sia Ristoranti provati, numerosi lettori hanno espresso rammarico perché in qualche numero non compariva l’articolo in cui si scriveva dei nostri migliori ristoranti. Li accontentiamo subito.
Questo mese siamo tornati a Murisengo, in questo paese ci eravamo già stati (Ristorante Martini), ma sabato 24 marzo in compagnia di qualche amico siamo andati al ristorantino - …a cena fuori - che si trova proprio lungo la via principale del paese al 15 di Via Umberto I Il locale è accattivante: piccolo, intorno ai 35 coperti, curato nei dettagli che ripropongono un arredo tradizionale, come gli scalot d’una volta per l’occasione adattati a lampadari. Aggiungiamo che il locale è privo di barriere architettoniche ed è quindi accessibile anche a chi è costretto su sedie a rotelle.
Sergio Ramoino da Mombello è il titolare nonché sommelier, vi accoglierà e svolgerà il servizio in sala con uno spirito che va al di là dei semplici doveri del suo ufficio. Col tipico accento monferrino, pronto ad ogni spiegazione ed all’-occorrenza anche alla battuta, vi racconterà come il cuoco prepara espressamente ogni portata, e se gli date un po’ di corda anche di storie ed episodi vissuti, come ad esempio i suoi avi realizzarono l’infernot il tipico locale scavato nel tufo sotto le case d’una volta.
Ci tiene a farci sapere che tutto viene preparato fresco al momento (per questo talune portate come i risotti potranno richiedere qualche minuto d’attesa in più), che la carne è esclusivamente locale proveniente la allevamenti affiliati al consorzio per la tutela della razza piemontese (Coalvi). Anche le verdure sono locali e di stagione, non vedrete quindi asparagi o fragole d’inverno. Prima di passare alla tavola è doveroso un cenno alla cantina. Da buon sommelier Sergio ha predisposto un carta dei vini ricchissima, i clienti potranno scegliere fra oltre una 70 di rossi che vanno dai classici Barbera, Grignolino, Rubino nostrani ai meno diffusi Gamba di pernice, Gutturnio dei colli piacentini, ai palermitani U’nicu Vignevasce (che personalmente non abbiamo mai avuto il piacere di assaporare), a questi si aggiungono una ventina di bianchi, 6 rosati 7 passiti, 5 frizzanti e quelli raccolti sotto la voce “i… non sempre” che raccolgono etichette speciali come il Montefalco Sagrantino Arnaldo Caprai, il Bordeaux, il Gewurtztraminer di Sparr, il Pouilly Fume’ e il Sancerre di Brochard o lo spagnolo Pintoresco a prezzi che comunque restano sempre sotto i 30 €.
Da parte nostra abbiamo optato per un Ruchè 2009 di Crivelli Castagnole Monferrato da 14,5°. Come antipasti il classico vitello tonnato che come ci racconta Sergio viene fatto con il classico girello prima arrostito e poi bollito, e la salsina con l’uovo sodo, quindi siamo passati agli involtini di cavolo (il classico Capunet) seguiti da una meno tradizionale Tarte tatin di carciofi, pinoli e miele, e la specialità sempre presente della carne salata, di vitello, di maiale, d’anatra servita con tre salse differenti.
Tutto particolarmente gustoso ed apprezzato in particolare il vitello tonnato che tutti conosciamo bene ci ha particolarmente gratificato con il suo gusto delicato. Come primo abbiamo assaggiato gnocchi al ragù di salsiccia e tortelli di ricotta e spinaci. Tutto preparato dallo chef, come abbiamo potuto verificare al palato. Non si tratta certamente di piatti particolari, ma proprio per questo sono spesso i più difficili da proporre in un ristorante. Il motivo è semplice, avendo tutti pranzato o cenato con paste e sughi fatti in casa propria, diventa facile il confronto ed esprimere giudizi sulla base della propria esperienza. Per questo riteniamo che cimentarsi con piatti “comuni” è molto più difficile che proporre portate originali e per lo più sconosciute alle cucine dei clienti. In quest’ultimo caso l’unico parametro di giudizio diventa il piace o non piace, ma risulta più difficile entrare nel merito di preparazioni che non si conoscono.
Onore quindi al nostro chef ed al Ristorantino che in questa sfida si è cimentato e l’ha vinta perché ci ha saputo far apprezzare questi semplici, ma preparati a dovere, primi. Come secondo abbiamo affrontato una tagliata di Fassone che definiamo eccellente, ottima ovviamente la carne, accompagnata con il Sale grigio di Guerande o il rosa dell’Himalaya, ottima la cottura, ottima la presentazione, sono state apprezzate non quanto la tagliata, anche le cosce di pollo ripiene. Un ripieno formato da erbe ed altro macinato che hanno saputo dare un gusto particolare al “banale” sapore del pollo.
Abbiamo concluso con una torta di pere e un Tiramisu fatto al momento accompagnato da un bicchiere di dolcissima malvasia. Una nota particolare va spesa per Sergio ed il suo ristorantino che è probabilmente il più piccolo che abbiamo visitato in queste nostre serate dedicate al gusto. Proprio nelle dimensioni sta probabilmente il segreto del successo di questo locale, pochi clienti ma curati sia in cucina che nel servizio in sala, ed il prezzo è più che ragionevole: in quattro con una bottiglia di vino abbiamo speso sui 35 € a testa. Oltre al menù - a la carte – al ristorantino sono disponibili menù turistici a 20 € (bevande escluse) e menù bambini a 13 €. E per chi volesse invece togliersi voglie particolari basta chiedere. Su ordinazione potrete godervi una bella Fiorentina (sempre di Fassone piemontese) piuttosto che costolette di agnello, o le classiche fondue savoyarde o bourguignonne che abbiamo avuto modo di apprezzare in altra serata accompagnata da diverse varietà di carne: pollo, vitello maiale, cavallo e qualche gamberone e l’eccezionale carne salata. Sergio organizza inoltre serate a tema con i vecchi piatti della tradizione, come trippa, pesce, degustazione vini, insomma tutto ciò che a un goloso come lui possono deliziare. Occorre dire che in autunno si possono trovare eccellenti funghi del Cuneese e anche ottimi tartufi locali? siamo a Murisengo no?Pare che una delle rubriche più richieste dai lettori di G&d sia Ristoranti provati, numerosi lettori hanno espresso rammarico perché in qualche numero non compariva l’articolo in cui si scriveva dei nostri migliori ristoranti. Li accontentiamo subito.
Questo mese siamo tornati a Murisengo, in questo paese ci eravamo già stati (Ristorante Martini), ma sabato 24 marzo in compagnia di qualche amico siamo andati al ristorantino - …a cena fuori - che si trova proprio lungo la via principale del paese al 15 di Via Umberto I Il locale è accattivante: piccolo, intorno ai 35 coperti, curato nei dettagli che ripropongono un arredo tradizionale, come gli scalot d’una volta per l’occasione adattati a lampadari. Aggiungiamo che il locale è privo di barriere architettoniche ed è quindi accessibile anche a chi è costretto su sedie a rotelle.
Sergio Ramoino da Mombello è il titolare nonché sommelier, vi accoglierà e svolgerà il servizio in sala con uno spirito che va al di là dei semplici doveri del suo ufficio. Col tipico accento monferrino, pronto ad ogni spiegazione ed all’-occorrenza anche alla battuta, vi racconterà come il cuoco prepara espressamente ogni portata, e se gli date un po’ di corda anche di storie ed episodi vissuti, come ad esempio i suoi avi realizzarono l’infernot il tipico locale scavato nel tufo sotto le case d’una volta.
Ci tiene a farci sapere che tutto viene preparato fresco al momento (per questo talune portate come i risotti potranno richiedere qualche minuto d’attesa in più), che la carne è esclusivamente locale proveniente la allevamenti affiliati al consorzio per la tutela della razza piemontese (Coalvi). Anche le verdure sono locali e di stagione, non vedrete quindi asparagi o fragole d’inverno. Prima di passare alla tavola è doveroso un cenno alla cantina. Da buon sommelier Sergio ha predisposto un carta dei vini ricchissima, i clienti potranno scegliere fra oltre una 70 di rossi che vanno dai classici Barbera, Grignolino, Rubino nostrani ai meno diffusi Gamba di pernice, Gutturnio dei colli piacentini, ai palermitani U’nicu Vignevasce (che personalmente non abbiamo mai avuto il piacere di assaporare), a questi si aggiungono una ventina di bianchi, 6 rosati 7 passiti, 5 frizzanti e quelli raccolti sotto la voce “i… non sempre” che raccolgono etichette speciali come il Montefalco Sagrantino Arnaldo Caprai, il Bordeaux, il Gewurtztraminer di Sparr, il Pouilly Fume’ e il Sancerre di Brochard o lo spagnolo Pintoresco a prezzi che comunque restano sempre sotto i 30 €.
Da parte nostra abbiamo optato per un Ruchè 2009 di Crivelli Castagnole Monferrato da 14,5°. Come antipasti il classico vitello tonnato che come ci racconta Sergio viene fatto con il classico girello prima arrostito e poi bollito, e la salsina con l’uovo sodo, quindi siamo passati agli involtini di cavolo (il classico Capunet) seguiti da una meno tradizionale Tarte tatin di carciofi, pinoli e miele, e la specialità sempre presente della carne salata, di vitello, di maiale, d’anatra servita con tre salse differenti.
Tutto particolarmente gustoso ed apprezzato in particolare il vitello tonnato che tutti conosciamo bene ci ha particolarmente gratificato con il suo gusto delicato. Come primo abbiamo assaggiato gnocchi al ragù di salsiccia e tortelli di ricotta e spinaci. Tutto preparato dallo chef, come abbiamo potuto verificare al palato. Non si tratta certamente di piatti particolari, ma proprio per questo sono spesso i più difficili da proporre in un ristorante. Il motivo è semplice, avendo tutti pranzato o cenato con paste e sughi fatti in casa propria, diventa facile il confronto ed esprimere giudizi sulla base della propria esperienza. Per questo riteniamo che cimentarsi con piatti “comuni” è molto più difficile che proporre portate originali e per lo più sconosciute alle cucine dei clienti. In quest’ultimo caso l’unico parametro di giudizio diventa il piace o non piace, ma risulta più difficile entrare nel merito di preparazioni che non si conoscono.
Onore quindi al nostro chef ed al Ristorantino che in questa sfida si è cimentato e l’ha vinta perché ci ha saputo far apprezzare questi semplici, ma preparati a dovere, primi. Come secondo abbiamo affrontato una tagliata di Fassone che definiamo eccellente, ottima ovviamente la carne, accompagnata con il Sale grigio di Guerande o il rosa dell’Himalaya, ottima la cottura, ottima la presentazione, sono state apprezzate non quanto la tagliata, anche le cosce di pollo ripiene. Un ripieno formato da erbe ed altro macinato che hanno saputo dare un gusto particolare al “banale” sapore del pollo.
Abbiamo concluso con una torta di pere e un Tiramisu fatto al momento accompagnato da un bicchiere di dolcissima malvasia. Una nota particolare va spesa per Sergio ed il suo ristorantino che è probabilmente il più piccolo che abbiamo visitato in queste nostre serate dedicate al gusto. Proprio nelle dimensioni sta probabilmente il segreto del successo di questo locale, pochi clienti ma curati sia in cucina che nel servizio in sala, ed il prezzo è più che ragionevole: in quattro con una bottiglia di vino abbiamo speso sui 35 € a testa. Oltre al menù - a la carte – al ristorantino sono disponibili menù turistici a 20 € (bevande escluse) e menù bambini a 13 €. E per chi volesse invece togliersi voglie particolari basta chiedere. Su ordinazione potrete godervi una bella Fiorentina (sempre di Fassone piemontese) piuttosto che costolette di agnello, o le classiche fondue savoyarde o bourguignonne che abbiamo avuto modo di apprezzare in altra serata accompagnata da diverse varietà di carne: pollo, vitello maiale, cavallo e qualche gamberone e l’eccezionale carne salata. Sergio organizza inoltre serate a tema con i vecchi piatti della tradizione, come trippa, pesce, degustazione vini, insomma tutto ciò che a un goloso come lui possono deliziare. Occorre dire che in autunno si possono trovare eccellenti funghi del Cuneese e anche ottimi