Un calcio alla carestia...

In tempi di crisi bisogna far attenzione anche ad uscir a pranzo o a cena. Vuoi la paura delle bollette e delle tasse che tutti ci aspettiamo più care, vuoi il bisogno di mantener integro il gruzzoletto per le emergenze che, non si sa mai, con i tempi che corrono, possono capitarti fra capo e collo, fatto sta che a spender soldi si fa più attenzione.

E in questo clima che invece noi vi proponiamo una cena... antisfiga direbbero i più giovani, portafortuna per i più conservatori. Sia chiaro che quando scriviamo di ristoranti ciò che ci interessa di più è sempre la qualità del cibo e del servizio, ma alle volte anche una nota originale può fare la sua figura e attrarre la curiosità… L’ubicazione dell’osteria di cui trattiamo è nota ai più, si trova proprio su quel bivio per Coniolo con la strada Vialarda, in frazione Torcello che già si trova nel comune di Casale e che fino allo scorso anno era una sorta di birreria, ma che dal luglio scorso è diventato un ristorantino niente male.

La stranezza è che il locale si trova in Comune di Casale ma il suo dehor, dall’altra parte della strada, è invece nel comune di Pontestura. Il cuoco Cantamessa Andrea con un aiuto in cucina e la sorella che serve ai tavoli, hanno predisposto un menù assai particolare. In esso infatti sono presenti piatti tipici monferrini e diverse ricette a base di pesce. E’ il risultato della trentennale storia culinaria di Andrea che pur essendo nativo delle nostre contrade ha girato il mondo cucinando da Santo Stefano in Sardegna, a Cortina d’Ampezzo, da Monaco di Baviera sino a Cuba oltre a diverse località del nostro Monferrato. Da parte nostra, che la sera del 13 gennaio lo abbiamo visitato, si è optato per la cucina locale con una eccezione, capirete il perché. Il locale è piacevole ed accogliente pochi tavoli per una trentina di posti ed altrettanti al piano superiore, oltre al cortile e al citato dehor d’estate. Illuminazione diffusa, musica soft, quadri contemporanei, come la ristrutturazione interna dei vecchi ambienti.

Partiamo con due antipastini che promettono bene: Carpaccio tiepido con radicchio tardivo e provola affumicata, ed una terrina di gorgonzola con pere Madernasse. Il carpaccio è costituito da sottili fettine di carne cosparse di radicchio e provola passate appena in forno giusto per intiepidire e sciogliere un po’ la provola. Il gusto che ne sortisce è ottimo, il leggero amarognolo del radicchio, il salato della provola con la carne sono nel giusto equilibrio, nessuno sovrasta gli altri ma fra loro si integrano sia come sapore che come consistenza. Meglio ancora lo sformatino di gorgonzola affiancato da una mezza pera Madernassa cotta e affettata, versione alternativa del noto a tutti “formaggio con le pere”. Prima di descriver le portate succesive facciamo un “passaggio” in cantina. L’elenco dei vini è consistente un sessantina di etichette, dal profumatissimo Gewürztaminer dell’Alto Adige al Barolo prodotto in qualcuno degli undici comuni cuneesi, passando per i nostrani. Abbiamo optato per un Docg Rouchè di Castagnole Monferrato 2010, 14,5 gradi che abbiamo trovato ottimo e ad un prezzo ragionevole (18€). Passiamo ai primi. L’idea era quella di mantenerci sul tipico, ma una portata ha attratto la curiosità: risotto mantecato al nero di seppia con lamina d’oro. L’oro, sì proprio il prezioso metallo, lo avevamo già apprezzato in altre portate ma sul riso al nero di seppia ancora no.

Il metallo non conferisce gusti particolari è solo un “gioco” per conferire una particolare bellezza o originalità alla portata. Per l’occasione visti i tempi che corrono assume anche quel significato di portafortuna di cui abbiamo scritto nell’incipit di queste note. Al di là di tutto ciò dobbiamo dire che la combinazione è particolarmente azzeccata in quanto sul nero seppia del riso le foglie d’oro risaltano particolarmente. Rileviamo che anche il gusto come la perfetta cottura del risotto e qualche trancetto di seppia rendono questa portata piacevole. Prima di passare ai secondi vi citiamo alcuni dei piatti a base di pesce previsti nel menù: trittico di mare gratinato di capesante, cannolicchi e cozze; insalata di polipo, spaghetti alla vongole veraci, tagliata di tonno rosso al dressage di pistacchi, non mancano poi l’astice e la zuppa. Il dressage, termine francese mediato dall’ippica, in cucina rappresenta la disposizone dei cibi secondo forme e colori, arte nota anche al “nostro” chef. Passiamo ai secondi. Dopo la divagazione itticoaurifera itticoaurifera, ritorniamo al nostro più prosaico territorio: è la volta di un classico filetto al pepe verde (di cui è disponibile la variante al gorgonzola) e del coniglio disossato fritto con fonduta.

Abbiamo apprezzato molto il filetto, tenerissimo, tanto da potersi quasi tagliare senza coltello, ottima cottura, come da noi richiesta, scottata esternamente e appena rosa all’interno coperta da una salsina gustosa ci pare a base di panna con pepe e altri gusti. Originale anche il coniglio fritto. Si tratta di pezzi di carne di coniglio disossati, grandi poco più di un boccone impanati e poi fritti, serviti ovviamente caldi insieme a un tazza di fonduta nella quale intingere i bocconi. Ci pare che per la buona riuscita di questa portata risulti importante la scelta dei pezzi di coniglio da friggere, quelli sottili rischiano di rimanere secchi quelli più carnosi di non cuocersi a dovere. L’abbinamento con la fonduta resta comunque piacevole anche questa portata ci è piaciuta pur avendo preferito il più tradizionale filetto al pepe verde. Infine ci sono stati proposti dei gelati prodotti in casa. Sono una specialità del cuoco. Ne abbiamo assaggiati un paio alla menta ed al ciccolato ed effettivamente ci sono parsi ottimi. Suggeriamo quindi ai nostri lettori che nella bella stagione vogliono sorbire qualche buon gelato di passare dalla Osteria Vialarda, troveranno certamente qualche specialità da apprezzare. Niente da eccepire nemmeno sul servizio con cambio posate ad ogni portata, bottoglie stappate davanti a noi, cicchetto di assaggio, temperatura adeguata ed anche salvagocce sulla bocca della bottglia. Per questa serata con due antipasti un primo due secondi due dolci, bevande incluse abbiamo speso 95 euro. Per chi poi amasse un pranzo economico, all’Osteria Vialarda viene servito un menù a prezzo fisso di 12€ ma solo a pranzo però.

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