Tel  e  fax 0039 0141.922370 - Piazza Vittorio Emanuele  1 - email:  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Un’osteria che riesce  a coniugare cucina tipica monferrina,  ed un  ambiente raffinato  ma familiare  allo stesso tempo...

Alle volte capita per caso; passi da qualche paese verso le 8,30 di sera in un giorno d’autunno, manca ancora una mezzoretta per arrivare a casa, e non hai voglia di metterti poi a far da cena. Vedi un’insegna invitante: Osteria Munfrà Vineria e ti dici: “...ma sì fermiamoci a fare un boccone veloce e poi a casa davanti al fuoco del camino ed alla Tv”, così abbiamo conosciuto, per puro caso questa osteria.

Il paese è Alfiano Natta, l’osteria affaccia sulla piazza della strada principale che attraversa il paese, non puoi non vederla. Posteggi in uno dei tanti stalli disponibili, attraversi la piccola pertinenza  antistante la vecchia casa con tanto di fontanella a cascate che cambiano colore grazie ad un gioco di luci, e ti trovi davanti alla porta del locale.


Cerchi di entrare, è chiusa, leggi sul campanello: suonare; suoniamo, pochi secondi ed una signora ci apre e ci fa accomodare. Due belle salette con pochi tavoli, la seconda con il camino acceso. Ci accomodiamo al centro di quella. Atmosfera calda, accogliente musica di sottofondo (Mi corazon espinado), la ristrutturazione dei locali ha messo in bella vista il soffitto in mattoni a pavaglioni, il pavimento rifatto in cotto, tavoli e sedie in stile Arte povera, bellissime queste ultime classiche con seduta in paglia intrecciata. Alle pareti numerosi quadri tutti a olio, niente stampe o fotocopie, richiamano per lo più soggetti del mondo rurale, la donna che prepara la sfoglia, o contadini, frutti, fiori. Belli.


Ci viene servito il menù in custodia similpelle di struzzo: interessanti le portate. Tipici monferrini, niente di stravagante... per fortuna. Anche la cantina è ben fornita 17 etichette disponibili con la possibilità di chiedere anche solo un bicchiere. Optiamo per un Barbera d’Asti superiore del 2006 delle Cantine del Castello di Razzano titolo alcolometrico di 15% ben superiore al 12%  minimo richiesto dal disciplinare...
e i gradi si sentono tutti. Il prezzo è di 16 €, al bicchiere 5 €.
La bottoglia viene aperta davanti a noi, ci viene fatto assaggiare il contenuto per giudicarlo. Ottimo.
Sul menù spiccano anche altre due interessanti indicazioni: grattata di tartufo bianco 25 €, di tartufo nero 8 €. Apprezziamo le indicazioni chiare che riteniamo siano un valore aggiunto di serietà e professionalità dei conduttori dell’esercizio.
Passiamo al cibo: siamo in due e come antipasti chiediamo una lingua di bue al  bagnet vert ed una insalata di gallina su un letto di valeriana ricoperta da scaglie di parmigiano. Ottime entrambe; otto fettine di lingua coperte di una salsina, in cui il prezzemolo si riconosce solo dall’aroma, assai gustoso. Le fette di lingua a temperatura ambiente e condita al momento. In altri posti meno attenti le portate vengono conservate in frigo pronte e servite a richiesta fredde e con la salsa che ha perso la sua freschezza, non qui.  Il pollo tiepido altrettanto piacevole nei suoi semplici accostamenti è altrettanto apprezzabile ed apprezzato.


I primi prevedono fra gli altri tagliolini alla crema di porcini, agnolotti al sugo d’arrosto gnocchetti di patate alla bava. Noi li saltiamo a piè pari ma pur senza assaggiarli siamo sicuri che sono ottimi. Perchè?. Quando ti siedi a tavola entri e assaggi anche una sola portata capisci subito se il servizio, il cuoco sono curati, precisi, attenti; lo si capisce appena messo un piede nel locale. Di solito se l’ambiente e il servizio sono ben curati difficilmente  la  cucina  sarà  da  meno  e,  salvo sorprese, la tavola di solito li conferma. A quel punto l’unico elemento che potrebbe contraddire è un prezzo inadeguato.
Ma passiamo al secondo per vedere se ci sbagliamo.
Optiamo per filettino con funghi e stufato d’asina con polenta.


Pochi minuti di attesa le portate ci vengono puntualmente servite dopo il cambio di piatti e posate. Sono ben calde le fettine di polenta abbrustolite al punto giusto sulla griglia e le due carni… favolose. L’asina è tenerissima stracotta si disfa al tocco della forchetta, immersa nella salsina dal tipico gusto e colore acquisto col vino con cui deve esser stata irrorata durante la cottura. Il filetto è tenero di suo ma ci viene servito non solo cotto correttamente ma coperto da una salsa di funghi e funghi, veramente buoni. Ai doverosi apprezzamenti che rivolgiamo al cuoco che ha fatto una capatina in sala per verificare di persona la soddisfazione dei clienti presenti (assai raramente abbiamo avuto modo di assistere a questa bella abitudine indice di professionalità), inaspettatamente ci serve un assaggino di cinghiale che altro non fa che confermarne lo “stile” culinario. Ne approfittiamo per informarci sui gestori, infatti solo qualche mese prima, passando per quella piazza il locale non c’era.
Il titolare del locale un cordiale e tipico cuoco non più giovanissimo e certamente esperto è Franco Venturelli, la distinta signora che serve in sala è la moglie e per l’occasione anche la figlia studentessa  dà una mano; ancora una volta quindi una conduzione famigliare. Franco, ci spiega, gestiva un ristorante noto a Moncalieri, la Rosa Rossa passato poi al figlio, ma per chi ha fatto il cuoco per una vita è difficile smettere ed ecco quindi l’Osteria, Vineria Munfrà, aperta da appena tre mesi e mezzo ma, dopo averlo provato siamo certi con un grande futuro davanti. Non ci resta che il dolce e cosa si può prendere al Munfrà se non i Martin sec  cotti al barbera e le pesche ripiene.


I nostri lettori sanno meglio di noi come devono essere preparate le piccole pere rugginose: calde coperte dal vino, cotte in forno con zucchero e qualche chiodo di garofano, tutto ben condensato senza esser rinsecchito; e le pesche con l’impasto di amaretti al posto del nocciolo. Così erano. Disponibile l’amaro a cui abbiamo però rinunciato. Prezzo 30€ a testa vino escluso. Dobbiamo dire che il Munfrà dell’Osteria ha conservato il nome, ma servizio e portate sono certamente da ristorante stellato.

Osteria vineria Munfrà ad Alfiano Natta
Piazza Vittorio Emanuele  1 - Tel  e  fax 0039 0141.922370
email:  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Un’osteria che riesce  a coniugare cucina tipica monferrina,  ed un  ambiente raffinato  ma familiare  allo stesso tempo...
Alle volte capita per caso; passi da qualche paese verso le 8,30 di sera in un giorno d’autunno, manca ancora una mezzoretta per arrivare a casa, e non hai voglia di metterti poi a far da cena. Vedi un’insegna invitante: Osteria Munfrà Vineria e ti dici: “...ma sì fermiamoci a fare un boccone veloce e poi a casa davanti al fuoco del camino ed alla Tv”, così abbiamo conosciuto, per puro caso questa osteria.
Il paese è Alfiano Natta, l’osteria affaccia sulla piazza della strada principale che attraversa il paese, non puoi non vederla. Posteggi in uno dei tanti stalli disponibili, attraversi la piccola pertinenza  antistante la vecchia casa con tanto di fontanella a cascate che cambiano colore grazie ad un gioco di luci, e ti trovi davanti alla porta del locale.
Cerchi di entrare, è chiusa, leggi sul campanello: suonare; suoniamo, pochi secondi ed una signora ci apre e ci fa accomodare. Due belle salette con pochi tavoli, la seconda con il camino acceso. Ci accomodiamo al centro di quella. Atmosfera calda, accogliente musica di sottofondo (Mi corazon espinado), la ristrutturazione dei locali ha messo in bella vista il soffitto in mattoni a pavaglioni, il pavimento rifatto in cotto, tavoli e sedie in stile Arte povera, bellissime queste ultime classiche con seduta in paglia intrecciata. Alle pareti numerosi quadri tutti a olio, niente stampe o fotocopie, richiamano per lo più soggetti del mondo rurale, la donna che prepara la sfoglia, o contadini, frutti, fiori. Belli.
Ci viene servito il menù in custodia similpelle di struzzo: interessanti le portate. Tipici monferrini, niente di stravagante... per fortuna. Anche la cantina è ben fornita 17 etichette disponibili con la possibilità di chiedere anche solo un bicchiere. Optiamo per un Barbera d’Asti superiore del 2006 delle Cantine del Castello di Razzano titolo alcolometrico di 15% ben superiore al 12%  minimo richiesto dal disciplinare...
e i gradi si sentono tutti. Il prezzo è di 16 €, al bicchiere 5 €.
La bottoglia viene aperta davanti a noi, ci viene fatto assaggiare il contenuto per giudicarlo. Ottimo.
Sul menù spiccano anche altre due interessanti indicazioni: grattata di tartufo bianco 25 €, di tartufo nero 8 €. Apprezziamo le indicazioni chiare che riteniamo siano un valore aggiunto di serietà e professionalità dei conduttori dell’esercizio.
Passiamo al cibo: siamo in due e come antipasti chiediamo una lingua di bue al  bagnet vert ed una insalata di gallina su un letto di valeriana ricoperta da scaglie di parmigiano. Ottime entrambe; otto fettine di lingua coperte di una salsina, in cui il prezzemolo si riconosce solo dall’aroma, assai gustoso. Le fette di lingua a temperatura ambiente e condita al momento. In altri posti meno attenti le portate vengono conservate in frigo pronte e servite a richiesta fredde e con la salsa che ha perso la sua freschezza, non qui.  Il pollo tiepido altrettanto piacevole nei suoi semplici accostamenti è altrettanto apprezzabile ed apprezzato.
I primi prevedono fra gli altri tagliolini alla crema di porcini, agnolotti al sugo d’arrosto gnocchetti di patate alla bava. Noi li saltiamo a piè pari ma pur senza assaggiarli siamo sicuri che sono ottimi. Perchè?. Quando ti siedi a tavola entri e assaggi anche una sola portata capisci subito se il servizio, il cuoco sono curati, precisi, attenti; lo si capisce appena messo un piede nel locale. Di solito se l’ambiente e il servizio sono ben curati difficilmente  la  cucina  sarà  da  meno  e,  salvo sorprese, la tavola di solito li conferma. A quel punto l’unico elemento che potrebbe contraddire è un prezzo inadeguato.
Ma passiamo al secondo per vedere se ci sbagliamo.
Optiamo per filettino con funghi e stufato d’asina con polenta.
Pochi minuti di attesa le portate ci vengono puntualmente servite dopo il cambio di piatti e posate. Sono ben calde le fettine di polenta abbrustolite al punto giusto sulla griglia e le due carni… favolose. L’asina è tenerissima stracotta si disfa al tocco della forchetta, immersa nella salsina dal tipico gusto e colore acquisto col vino con cui deve esser stata irrorata durante la cottura. Il filetto è tenero di suo ma ci viene servito non solo cotto correttamente ma coperto da una salsa di funghi e funghi, veramente buoni. Ai doverosi apprezzamenti che rivolgiamo al cuoco che ha fatto una capatina in sala per verificare di persona la soddisfazione dei clienti presenti (assai raramente abbiamo avuto modo di assistere a questa bella abitudine indice di professionalità), inaspettatamente ci serve un assaggino di cinghiale che altro non fa che confermarne lo “stile” culinario. Ne approfittiamo per informarci sui gestori, infatti solo qualche mese prima, passando per quella piazza il locale non c’era.
Il titolare del locale un cordiale e tipico cuoco non più giovanissimo e certamente esperto è Franco Venturelli, la distinta signora che serve in sala è la moglie e per l’occasione anche la figlia studentessa  dà una mano; ancora una volta quindi una conduzione famigliare. Franco, ci spiega, gestiva un ristorante noto a Moncalieri, la Rosa Rossa passato poi al figlio, ma per chi ha fatto il cuoco per una vita è difficile smettere ed ecco quindi l’Osteria, Vineria Munfrà, aperta da appena tre mesi e mezzo ma, dopo averlo provato siamo certi con un grande futuro davanti. Non ci resta che il dolce e cosa si può prendere al Munfrà se non i Martin sec  cotti al barbera e le pesche ripiene.
I nostri lettori sanno meglio di noi come devono essere preparate le piccole pere rugginose: calde coperte dal vino, cotte in forno con zucchero e qualche chiodo di garofano, tutto ben condensato senza esser rinsecchito; e le pesche con l’impasto di amaretti al posto del nocciolo. Così erano. Disponibile l’amaro a cui abbiamo però rinunciato. Prezzo 30€ a testa vino escluso. Dobbiamo dire che il Munfrà dell’Osteria ha conservato il nome, ma servizio e portate sono certamente da ristorante stellato.
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