Paese del Monferrato Casalese situato a 381 metri di altezza sul livello del mare, in provincia di Alessandria, si sviluppa su di una superficie di 1580 ettari ed ha una popolazione di circa 600 abitanti. Non esiste un concentrico, ma tante piccole frazioni sparse nel vasto territorio boscoso e viticolo. L’ abitato è situato sul lato sinistro del torrente Stura.


Storia

Comunità, origine, funzionamento: all’inizio del secolo XIV, Odalengo Grande era un
comune demaniale (espressione usata in Bozzola 1926, in contrapposizione ai comuni
nobiliari o soggetti a vassalli del marchese), ossia direttamente sottoposto al marchese di Monferrato come, nella stessa zona Odalengo Piccolo, Mombello e Camino; forse Fubine (Gentile 1963). La distinzione poggia su quanto si ricava dagli indirizzi della lettera inviata dal marchese Teodoro I nel 1306 ai luoghi dipendenti (Sangiorgio 1975, pp. 91-93).

Dipendenza nel Medioevo: si tratta di un’area dipendente dapprima dall’abbazia di Fruttuaria e dal Monastero di San Pietro di Breme e quindi contesa tra il dominio di Vercelli e quello dei marchesi del Monferrato. La dipendenza dai marchesi del Monferrato si stabilizza a partire dal secolo XIII. È possibile che, nel quadro della distrettuazione carolingia, Odalengo Grande e buona parte delle località comprese nell’odierno Basso Monferrato facessero parte della «iudiciaria torrensis», un distretto minore di cui si hanno indizi in carte risalenti alla seconda metà del secolo IX e ai primi anni del secolo successivo e che avrebbe potuto estendersi, a nord del comitato di Asti, tra le propaggini orientali della collina torinese e la confluenza del Po e del Tanaro. Quest’area risulta comunque avere perso un’autonoma caratterizzazione pubblicistica già intorno alla metà del secolo X, quando fu probabilmente smembrata a favore dei comitati cittadini limitrofi di Torino, Asti e Vercelli, per divenire infine, nel secolo successivo, oggetto delle contrastanti ambizioni territoriali degli Aleramici e dei vescovi di Asti e di Vercelli (Settia 1983, pp. 11-53).

Feudo: Bosio (1475); Petrazano; Derossi; Gozzani.
Mutamenti di distrettuazione: appartenne al marchesato, poi ducato, del Monferrato,
quando, sebbene con nozione priva di un preciso contenuto amministrativo era classificata fra le terre dello stato «al di qua del Tanaro» o «Monferrato fra Po e Tanaro» e direttamente ricadenti nell’area di gravitazione della città di Casale. Dopo l’annessione del ducato del Monferrato agli stati sabaudi nel 1708 entrò a far parte della provincia di Casale. Tale assetto fu confermato dalla definitiva sistemazione delle province piemontesi attuata nel 1749 e si mantenne perciò fino alla caduta dell’antico regime in Piemonte (1798) (Sturani 1995). Entro la maglia amministrativa francese, Odalengo Grande seguì le sorti dell’intero territorio della vecchia provincia di appartenenza, aggregato, senza sostanziali alterazioni, a una circoscrizione di estensione variabile avente per capoluogo Alessandria. Si trattò dapprima del dipartimento del Tanaro, creato durante il primo effimero periodo di occupazione (1799), e, dopo il ritorno dei Francesi e in seguito alla riorganizzazione amministrativa del 1801, del dipartimento di Marengo, circondario (arrondissement) di Casale. Non toccato dal successivo rimaneggiamento del 1805, l’inquadramento amministrativo del Casalese e quindi di Odalengo Grande non mutò fino alla Restaurazione (Sturani 2001; ANP, F2 I 863 [Montenotte]). Dopo la parentesi napoleonica, Odalengo Grande rientrò a far parte della ricostituita provincia di Casale, inclusa nel 1818 nella divisione di Alessandria e dopo ulteriori instabili riorganizzazioni a livello sovraprovinciale durante la prima metà del secolo, ridotta a circondario della provincia di Alessandria nel 1859 (Sturani 1995).

Mutamenti territoriali: non si hanno attestazioni.
Comunanze: nella seconda metà del XVIII secolo, i beni comnuali occupavano circa 87 moggia di Monferrato, ossia il 2,3 per cento del territorio di Odalengo Grande. A parte piccoli appezzamenti di aratorio e di prato, si trattava essenzialmente di incolti (19 moggia) e Schede storico-territoriali dei comuni del Piemonte Comune di Odalengo Grande Sandro Lombardini 2002 soprattutto di boschi (oltre 66 moggia). Tutti questi beni erano sparsi in diverse regioni e in corrispondenza dei singoli nuclei insediativi («contrade» sia nel piano sia sulle colline.
Solitamente venivano affittati a privati. Questo valeva anzitutto per gli appezzamenti di bosco, qui come nella maggior parte delle comunità del Basso Monferrato, «cedui e non d’alto fusto» e non adatti a fornire legname, ma soltanto fascine e legna da ardere o da utilizzare per i sostegni delle viti. Il taglio si regolava su un ciclo di sette-otto anni. I boschi pubblici e privati erano tuttavia fatti oggetto di una fruizione indiscriminata: «li abitanti non solo, ma anche li residenti, vanno boscheggiando in tutti detti boschi communi non solamente, ma anche de’ particolari, contro però loro volontà». Nell’eccessiva pressione sui terreni boschivi si ripercuotevano almeno in parte le difficoltà frapposte all’allevamento dalla particolare aridità del suolo: non solo i pascoli comuni, del resto molto limitati, apparivano infatti «asciutti e sterili», ma l’impossibilità di un’irrigazione adeguata rendeva stentato anche il manto erboso dei prati, comuni e privati (AST, Camera dei conti, II archiviazione, Capo 26,m. 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc. 211r-213r). I lotti in regione Meleto risultano affittati fino al 1840; il Gerbido delle Matte fino al 1841 (ACOdalengo Grande, Beni comunali e censi, Faldone 1, fascc. 2-6]. Nel 1990 il territorio non è gravato da usi civici (CLUC).

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